E’ facile rimanere indifferenti a storie che leggiamo sul giornale, su Internet o vediamo al telegiornale su persone che soffrono a causa della disoccupazione, della perdita di persone care, della guerra o di disastri naturali. Sempre più, nel nostro mondo, abbiamo un senso di “altri irreali.” A meno che non ci siamo risvegliati, non vediamo la persona di cui stiamo leggendo come un essere reale. Non abbiamo un senso di “colui che guarda con quegli occhi o sente con quel cuore.” L’altro non è reale per noi, e i nostri cuori non provano una autentica compassione.
Solo quando qualcuno è reale per noi e percepiamo ciò che sta vivendo, ci apriamo alla nostra naturale generosita’ e capacita’ di prenderci cura degli altri. In che modo un “altro irreale” puo’ diventare “reale”? Una pratica che puo’ aiutarci nel risveglio è quella di parlare con persone diverse da noi. Si comincia riconoscendo che dietro le diverse maschere, la persona che abbiamo di fronte vive le nostre stesse paure e desideri, lo stesso profondo bisogno di amare ed essere amati. Il mezzo per riconoscere questo è il vero ascolto. Cosa succede quando c’è una presenza di ascolto? Quando ascoltiamo veramente, quando c’è quella pura ricettività, diventiamo presenza che sa amare. E che la si chiami Dio o pura consapevolezza o vera natura, il confine tra interno ed esterno sparisce. In quella presenza aperta, l’altro fa parte del nostro cuore, l’altro diventa reale.